A Trieste, una raffineria abbandonata sul sito del porto – un ex punto di lavorazione dei combustibili fossili per farli diventare benzina, gasolio o prodotti a base di oli minerali – viene trasformata in un progetto pilota per la produzione di energia rinnovabile. Sei grandi serbatoi di petrolio sono stati trasformati in cisterne di stoccaggio dell’acqua le cui pompe funzionano con l’elettricità generata da pannelli solari installati in un vicino parco pubblico. Il progetto è stato commissionato dall’amministrazione del più grande porto marittimo dell’Adriatico settentrionale e presentato ufficialmente il 4 aprile.
Le previste “batterie d’acqua”, alte 15 metri e con una capacità di 110.000 metri cubi ciascuna, funzionano come una centrale di pompaggio alpina: l’acqua di mare viene pompata nei serbatoi quando la domanda di elettricità è bassa, ad esempio di notte, e rilasciata di nuovo attraverso turbine che producono energia elettrica quando la domanda è alta. Il nuovo parco energetico fa parte di un piano generale per il porto franco di Trieste, che comprende anche un parco di ricerca e innovazione e progetti agricoli.